Sono quasi a ridosso delle ferie estive ed è il momento di tirare un po’ le somme di questo primo anno (e mezzo) da freelance. Un po’ come se fosse il mio capodanno, voglio partire con una serie di buoni propositi per l’anno successivo.

Cosa è andato bene e cosa è andato storto:

Pro

  • Guarda e ascolta chi l’ha fatto prima di te e lasciati ispirare. L’idea di guardare a chi lo fa da anni e lasciarmi ispirare ha dato i suoi frutti. I primissimi periodi poi è stato un piovere di consigli, alcuni li ho colti subito, altri li ho recepiti strada facendo, altri ancora li metterò in pratica dalle ferie stesse.
  • Confrontarsi con le persone. Essere un freelance, almeno per come l’ho interpretato io, richiede un adattamento rispetto alla vita da ufficio che facevo precedentemente. C’è di buono che ho avuto modo di confrontarmi con persone che si sono trovate in situazioni simili alle mie ed hanno potuto consigliarmi al meglio in situazioni strane.
  • Non è un problema di carriera. Chi mi conosce sa quanto odio la competizione sul posto di lavoro, peggio ancora se finalizzata solo a fare una figura migliore col capo invece che puntare al risultato. La gara è divertente ogni tanto ma non mi è possibile vivere in un ambiente dove devi guardarti le spalle dall’arrivismo. Ecco, da freelance non ho questo problema, magari ho altri professionisti e aziende con cui competere ma ho anche un intero parco di possibbili collaboratori con cui potermi misurare.

Contro

  • Pensavo di poter lavorare da casa, ma dopo un po’ ho smesso. E’ alienante. Richiede troppa disciplina che in un certo senso io non ho. Il risultato iniziale è una costante sensazione di non smettere mai di lavorare. Di essere sempre a lavoro. Per questo ho deciso di spostarmi in un’area cowork che mi permette di uscire di casa, vedere persone diverse, fare una passeggiata in un quartiere diverso da quello dove abito, avere la sensazione di muovermi per lavoro. Ho parlato in precedenza dell’essere (quasi) un “nomade digitale”. La cosa migliore è che ho scelto Regus, una sorta di catena dei cowork che mi permette di avere una sedia ed una scrivania ovunque abbiano una sede. Può capitare che mi troviate a lavorare in stazione, o al bar, o sull’autobus ma da casa è molto raro che stia lavorando ora.
  • L’attaccamento alla maglia Non saprei come altro spiegarlo. Ciò che ho fatto quando ero dipendente è quello che faccio tutt’ora da freelance. Non so far finta di nulla se vedo qualcosa che sta per essere fatto in maniera sbagliata. Purtroppo questa cosa mi succede che io abbia o meno un ruolo a cui è richiesto di esprimersi a riguardo. Attenzione, non sto sopravvalutando la mia opinione anzi, ma semplicemente se vedo un errore non so fare a meno di dire che “forse se facessimo così lo eviteremmo, o almeno facciamo cosà e rimediamo”. Questo può tradursi in fastidio soprattutto in clienti che non mi conoscono a fondo. Non necessariamente nei piani alti ma magari anche in sviluppatori che sono in odore di carriera e vorrebbero essere loro i riferimenti di tutto.
  • La crisi del primo anno Ma basterà quello che sto facendo? E così mi sono ritrovato a lavorare lo scorso anno ad agosto dalle 5 alle 10 di mattina in una piazzola di sosta panoramica in Sardegna prima di portare mia figlia al mare. L’ho fatto per il timore che non fosse abbastanza quello che avevo fatto fino ad allora e che avrei fatto da settembre. Il miglior consiglio che mi sono dato qui è stato “misurarmi” per capire se è reale o falso.
  • Trova tempo per te stesso Un problema del tutto simile a quello precedente. L’essermi concentrato sugli aspetti professionali mi ha portato di nuovo a non aggiornare i contenuti del blog o fare sport. Dopo le ferie, avendo già preso le misure del lavoro, riavrò il mio tempo e lo userò per dargli il giusto valore.

Come sopravvivo adesso:

  • Misuro il mio tempo ad esempio con la tecnica del pomodoro. Ma giusto per capire a fine giornata quanto ho prodotto piuttosto che per aiutarmi nella concentrazione.
  • Obiettivi quotidiani, settimanali, mensili e semestrali mi danno i ritmo ed il focus da mantenere.
  • Se non condivido i valori del mio cliente, mi distacco. Lo farei anche da dipendente.
  • Ho adottato o intensificato l’uso di alcuni strumenti
    • Onenote. Lo usavo prima e ora è il mio compagno inseparabile. Sono in giro perché mi sono concesso una passeggiata, un cliente mi chiama, posso rispondere tranquillamente e rimanere al passo perché ho con me tutti gli appunti e posso anche aggiornarli.
    • Timely. Ottimo per tracciare le attività che faccio durante il giorno e buon amico per tirare le somme a fine giornata/settimana/mese
    • Todoist. Integrato con Timely rappresenta la mia todolist giornaliera e mi permette di ripianificare le attività ai giorni successivi.

Il passaggio a freelance finora tirando le somme è stato qualcosa di interessante. Mi ha dato nuova linfa, affrontare problemi diversi in ambienti diversi mi permette di acquisire nuovi mindset. Non mancano le difficoltà, sia chiaro, ma per come sono fatto io sul lavoro potermi misurare con nuovi aspetti ogni giorno è uno stimolo non da poco. Tirerò le somme per bene allo scoccare del secondo anno, quando anche per lo stato sarò entrato completamente a regime.